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Editoriale di Susanna Cottica

La voce della verità

Le Olimpiadi di Tokio hanno evidenziato le criticità del nuovo format olimpico nel salto ostacoli, criticità che si sono manifestate non solo agli atleti e ai tecnici ma anche al pubblico che ha potuto seguire le gare in TV. Tante sono state quindi le reazioni al nuovo format da parte di cavalieri e tecnici. Campioni come Rodrigo Pessoa, Nick Skelton, Michel Robert, per citarne alcuni, hanno rilasciato interviste molto severe al riguardo.

Il nuovo format espone ad alto rischio cavalli e cavalieri: la formula di tre binomi per squadra, quindi senza drop score, mette in certi casi i cavalieri nelle condizioni di scegliere tra l’incolumità del proprio cavallo e il risultato della propria nazione. Inoltre, l’aver anteposto le prove individuali alla prova a squadre sottopone i cavalli che partecipano ad entrambe ad affrontare troppi sforzi. Un format, quindi, che sembra non tenere in conto il principio su cui si basa lo sport equestre: il welfare dei cavalli.

Il format a tre binomi ha consentito alla FEI e all’IOC di raggiungere l’obiettivo di aprire i Giochi a un maggior numero di nazioni, a Tokyo sono infatti scese in campo 34 squadre contro le 27 di Rio e Londra, ma il prezzo lo pagano i cavalli che non decidono di regolamenti e format ma sempre e comunque sono loro a decidere sul campo. Tra cambiamenti e regolamenti, interessi economici oltre che sportivi, sono i cavalli la voce della verità.

Si confida quindi in una revisione del format olimpico per raggiungere il giusto equilibrio tra welfare dei cavalli e le esigenze dello sport olimpico. Ciò non toglie che abbiamo assistito a un livello di sport elevatissimo nelle tre discipline di Dressage, Completo e Salto Ostacoli. Sui podi sono saliti binomi di eccellenza, a conferma che welfare, fitness e horsemanship sono l’unica strada per vincere.

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